venerdì, settembre 12, 2008

Osvaldo incontra l'arcangelo Gabriele, prima puntata


In cielo ci sono belle nuvole. Si, le solite grigie giornate lombarde hanno cambiato stile, le nuvole sono alte, a strati bianche e di diverse tonalità di grigio, fino al nero. Sembrano quasi le nuvole sulle colline toscane così spesso usate da sfondo, quando non da protagonista, nei quadri di Michelangelo. Osvaldo si domanda se dipenda dal riscaldamento globale.

Il ginocchio di Osvaldo scricchiola un po' salendo un gradino, è difficile dimenticarsi del menisco quando è offeso.
I nuovi monumentali edifici dell'ospedale San Raffaele costituiscono una splendida cornice per nuvole così belle.
Di fronte ai suoi occhi si staglia un grande edificio sormontato da una traliccio a cupola. In cima alla cupola disegnata dal traliccio di metallo si staglia imponente la la statua dell'arcangelo Raffaele -e non si tratta di una coincidenza- con le ali parzialmente aperte.

Un fremito. Un battito d'ali. Vuoto. Spariti tutti. Silenzio.
Osvaldo si ferma a contemplare l'angelo che si trova a due passi da lui. E' così bello. Cerca di capire se ha il seno. Ma potrebbero essere pettorali sviluppati per sostenere il peso del corpo con le ali. Si sofferma sul pacco, ma anch'esso non fornisce un'informazione evidente ... chissà se porta la conchiglia come i boxeur o i judoka.

«Vuoi provare?» e Osvalodo «Meditavo sul fatto che sono troppo limitato per esprimere delle idee originali sul sesso degli angeli».
Raffaele «Sei stato scelto, inginocchiati». Osvaldo, inginocchiandosi, sente ancora lo scricchiolio del ginocchio sinistro, forse i 4 piani in discesa per le scale dell'ospedale erano stati una pretesa eccessiva per il suo povero arto. «Fa niente se appoggio a terra un ginocchio solo? Ho paura che dall'altro mi scappi via un menisco». L'angelo tuona «Di così poco sacrificio sei capace?».
«Se proprio devo» e poi a mo' di protesta «certo che da un angelo mi aspetterei un po' più di umana comprensione» e ancora «ripensandoci, magari non proprio umana» e poi più lentamente, come se stesse parlano tra se e se, «credo che si dovrebbe parlare di comprensione divina, ammesso che il Divino esista». Non si sa se sia solo suggestione, ma in quel momento un rombo sommesso, come il brontolare di un tuono in lontananza, attraversa la piazza.

(continua ...)


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Mi sento fortunato