mercoledì, gennaio 17, 2024
Bard e i numeri primi
martedì, dicembre 22, 2020
Dedicato al 2021 ...
Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere
lunedì, dicembre 14, 2020
Non lasciare
Lo spot di una catena di supermercati mi ha fatto ri-scoprire questa poesia.
La metto qui per non dimenticarla:
Non lasciare
Non lasciare che finisca il giorno senza essere cresciuto un po’,
senza essere stato felice, senza aver incrementato i tuoi sogni.
Non lasciarti vincere dallo sconforto.
Non permettere che nessuno ti tolga il diritto di esprimerti,
che è quasi un dovere.
Non abbandonare l’dea di poter fare della tua vita qualcosa di straordinario.
Non smettere di credere che le parole e le poesie possono cambiare il mondo.
Succeda quel che succeda, la nostra essenza è intatta.
Siamo esseri pieni di passione.
La vita è deserto ed oasi:
ci abbatte, ci ferisce,
ci trasforma,
ci costringe ad essere protagonisti
della nostra propria storia.
Anche se il vento ci soffia contro,
la poderosa opera non s’arresta:
tu puoi apportare la tua strofa.
Non smettere mai di sognare,
perché in quei sogni sta la libertà.
Non cadere nel peggiore degli errori:
il silenzio.
La maggior parte delle persone vive in un silenzio spaventoso.
Tu non rassegnarti.
Fuggi.
“Riecheggiano le mie barbariche urla sopra i tetti del mondo”,
dice il poeta.
Ama la bellezza delle cose semplici.
Si può fare della bella poesia sulle piccole cose,
ma non possiamo andare contro noi stessi.
Questo trasforma la vita in un inferno.
Godi del panico che ti provoca avere la vita davanti.
Vivila intensamente,
senza mediocrità.
Pensa che in te sta il futuro
e affronta il compito con orgoglio e senza paura.
Impara da chi possa insegnarti.
Le esperienze di chi ci ha preceduto,
dei nostri “poeti morti”,
ci aiutano a camminare per la vita
La società di oggi siamo noi, però,
i “poeti vivi.”
Non permettere che la tua vita ti passi accanto
senza che tu la viva.
Walt Whitman
venerdì, agosto 21, 2020
I giovani non sono più quelli di una volta, e la scuola neppure
»
(Socrate, filosofo greco, che visse dal 469 al 399 prima di Cristo)
«Non ho più speranza alcuna per l’avvenire del nostro Paese, se la gioventù d’oggi prenderà domani il comando, perché è una gioventù senza ritegno e pericolosa.»
(Esidio, poeta greco vissuto 720 anni prima di Cristo)
«Il nostro mondo ha raggiunto uno stadio critico. I ragazzi non ascoltano più i loro genitori. La fine del mondo non può essere lontana.»
(Sacerdote egiziano che viveva 2000 anni prima di Cristo)
«Questa gioventù è guasta fino in fondo al cuore. Non sarà mai come quella di una volta. Quella di oggi non sarà capace di conservare la nostra cultura.»
(Testo scoperto recentemente in una cava di argilla tra le rovine di Babilonia)
«Oggi il padre teme i figli. I figli si credono uguali al padre e non hanno né rispetto né stima per i genitori. Ciò che essi vogliono è essere liberi. Il professore ha paura degli allievi, gli allievi insultano i professori; i giovani esigono immediatamente il posto degli anziani; gli anziani, per non apparire retrogradi o dispotici, acconsentono a tale cedimento e, a corona di tutto, in nome della libertà e dell'ugualianza, si reclama la libertà dei sessi.»
(Dal libro VIII de "La Repubblica" di Platone, vissuto dal 428 al 347 prima di Cristo)
martedì, agosto 13, 2019
Cos'è il razzismo?
Vediamo se riesco a spiegarlo con un esempio:
1. In internet gira un video di una maestra violenta che picchia un bambino della scuola materna.
Tutti pensano: maestra indegna, speriamo che la arrestino e poi la licenzino.
2. In internet gira un'altro video in cui una maestra violenta picchia un bambino di scuola materna, lei è di colore ed il bambino no.
Il razzista pensa e scrive: questi immigrati ci stanno rovinando, gli africani sono (geneticamente o culturalmente) violenti l'ordine va ripristinato mandandoli tutti via, meglio se nel modo più brutale possibile.
Dunque, il razzista attribuisce a tutte le persone di un determinato colore caratteristiche negative (cattiveria, stupidità, bruttezza, ferocia, ...) che invece sono individuali.
Ho parlato di persone di colore ma il concetto non cambia per le persone che hanno il naso adunco, gli occhi a mandorla, la pelle pallida o che professano una certa religione invece che un'altra.
Conclusioni
Non c'é peggior ingiustizia del razzismo. Non c'è alcuna giustificazione statistica ad esso perché ciascun individuo ha diritto di essere considerato in sé stesso.
Il razzismo è un male endemico della società come il tifo (la febbre tifoide) lo è per i corpi, guai lasciare che prenda il sopravvento.
mercoledì, gennaio 30, 2019
Motto del 2019
Ebbene sì, anche quest'anno mi sono imposto il rituale di cercare un motto che io possa ripetere a me stesso per ricordarmi la retta via che non devo mai lasciare.
Nella notte di capodanno, tra i fumi alcolici e i festeggiamenti ne ho prodotti diversi che, una volta passato l'entusiasmo della confusione dei sensi mi sono tutti sembrati scialbi e insignificanti.
L'illuminazione l'ho avuta scorrendo un elenco di post su Twitter e soffermandomi su un messaggio di una semplicità ed efficacia disarmanti. Ho scaricato l'immagine, ne ho verificato l'autenticità e l'ho messa come sfondo ad ogni mio desktop. Eccola qui:
Peraltro, Arthur è un bel personaggio (che non conoscevo prima di trovare questa) e non posso che consigliarvi di leggere qualcosa su di lui:
Aggiungo, di lui, questa spiegazione:
Fu proprio l'atteggiamento di mio padre a farmi capire che l'affrancamento di noi neri non era venuto con la fine della guerra di secessione, né con le leggi successive. Era in corso. La mia trisavola era stata venduta per una balla di tabacco, mio nonno era stato meno libero di mio papà, che era meno libero di me, ma non se ne lagnava. Io sarei stato il primo nero ammesso in uno sport di bianchi.
~
martedì, febbraio 13, 2018
Il dilemma del porcospino
Alcuni porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro.
Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò nuovamente a stare insieme, si ripeté quell'altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro fra due mali. finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
Così il bisogno di società, che scaturisce dal vuoto e dalla monotonia della propria interiorità, spinge gli uomini l'uno verso l'altro; le loro molteplici repellenti qualità e i loro difetti insopportabili, però, li respingono di nuovo l'uno lontano dall'altro.
La distanza media, che essi riescono finalmente a trovare e grazie alla quale è possibile una coesistenza, si trova nella cortesia e nelle buone maniere. A colui che non mantiene quella distanza, si dice in Inghilterra: keep your distance! − Con essa il bisogno del calore reciproco è soddisfatto in modo incompleto, in compenso però non si soffre delle spine altrui. − Colui, però, che possiede molto calore interno preferisce rinunciare alla società, per non dare né ricevere sensazioni sgradevoli.
(Arthur Schopenhauer)
~