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mercoledì, agosto 18, 2010

La vecchia cascina


Lungo il tragitto che percorro in bicicletta ogni giorno per andare al lavoro c'era una vecchia cascina.

Sono passato molte volte, ed ogni volta pensavo che avrei dovuto passare una volta con la macchina fotografica.

La cascina era male in arnese. Alcune finestre chiuse in qualche modo con lastre di metallo ondulato. Qualche finestra con tendine orlate di pizzo.
Un fienile diroccato con legato un grosso cane dall'aria tranquillamente minacciosa. Un grande cancello di ferro arrugginito all'ingresso.

Mattoncini rossi. Un orto. Alberi antichi, forse prugni.

Una parete del fienile era completamente ricoperta da un rampicante, forse vite americana, che si tingeva di rosso smagliante in autunno per sfumare nel marrone fino alla morte all'inizio dell'inverno e rinascere verde smagliante a primavera.

Lei trasudava poesia ed io ero perennemente in ritardo. Aspettavo l'autunno per dedicargli una visita con l'apparecchiatura fotografica. E pazienza se sul cancello c'era scritto "proprietà privata, vietato l'ingresso".

Due settimane fa hanno recintato l'area e cominciato ad accumulare macchine da lavoro.
La settimana scorsa, una mattina, non c'era più nulla. Né la casa. Né il fienile. Neppure il cane.

Adesso c'è un grande cartello in caratteri cubitali di diverse dimensioni:
«E se la tua nuova casa fosse qui?»
Dall'altra parte della strada qualcuno ha scritto, sul muro dietro il quale nascerà (sigh) il centro commerciale più grande d'Europa:
«Dio muratore
sottopagato»
~

mercoledì, maggio 05, 2010

Florin

Florin è rumeno. E' un bell'uomo, sulla quarantina, alto quasi un metro e novanta. Florin è parcquettista, piastrellista, muratore.
Dopo una giornata di lavoro inginocchiato sul un pavimento della mia nuova casa, appella il figlio dodicenne  «Ti piaccio?».

«...» il bambino esita, lo guarda dritto in volto ma non sa cosa dire.

«Dimmi, senza paura: ti piaccio?» insiste.

Beh, è sporco. I pantaloni chiazzati di colla ed i capelli pieni di segatura. Ha l'aria stanca e sofferente di chi soffre di schiena, o di ginocchia, ma deve rimaner chinato per guadagnarsi il pane.

Ha un figlio adolescente, che vive con la madre, in Romania. Qualche tempo fa, dopo anni di lavoro in Italia, ha capito che stava perdendo il figlio ... ed allora è tornato a casa, e cerca di lavorare in Romania almeno sei mesi l'anno. Ma l'inverno è duro e la temperatura scende a -17, troppo per chi costruisce case.

Il figlio evita un mio sguardo di riprovazione preventiva, esclama il suo no e si ferma ad aspettare.

«Allora studia! Studia, se non non vuoi diventare come me».
~

venerdì, settembre 11, 2009

Vita in città, finalmente


Mercoledì ore 18:30 ora di tornare a casa. E' una giornata tiepida e leggermente annuvolata. Inforco la bicicletta e mi accingo ad attraversare la città.

Di fronte al municipio, alla macchina che distribuisce il latte crudo ci sono due giovani signore che chiacchierano mentre aspettano il loro turno, tre bambini tra i due ed i cinque anni giocano e si spintonano. Un ragazzo riempie tre bottiglie di latte e due ragazzi stranieri (forse egiziani) discutono dello yogurt. Scampanello per avvertire i bambini e passo velocemente.

Percorro un corto viale pedonale che costeggia una associazione sportiva. Nei campi sportivi molti ragazzi si allenano abbigliati con pantaloncini neri e casacche fluorescenti arancioni e gialle. Alcuni genitori seduti sulle panchine osservare silenziosamente le performance dei giovani calciatori. Alcuni, a piccoli crocchi, commentano con fare saccente.

Ad una mamma scappa il bimbetto in bici e questo sembra faccia di tutto per tagliarmi la strada, pur senza guardarmi sembra seguire la mia esatta traiettoria. Freno, scampanello e aspetto che la ragazza recuperi il pargoletto. Ringrazio, sorrido e riparto.

Un anziano signore pedala con immenso sforzo, come se dovesse attraversare una chiesa in ginocchio, su una vecchia bicicletta grigia.

Dinnanzi alla piscina comunale tutte le panchine sono occupate da persone di varia età che sembra aspettino qualcuno. Nonostante non sia affatto caldo una bambina bionda si bagna i piedi nella fontana antistante sollevando altezzosamente le gonne con due dita.

Schivo un gruppo di quattro ragazzi tra i 13 ed i 14 anni che pedalano pigramente seduti su biciclette acrobatiche che probabilmente non sanno utilizzare. Con la coda dell'occhio ne osservo due che sembrano incredibilmente nerd, come solo i quattordicenni sanno essere, brufolosi e spettinati. Chissà con quanti ormoni stanno combattendo.

Svolto a desta, sono in strada. Allungo il cambio e con poche possenti pedalate mi porto fino alla successiva ciclopedonale che imbocco con una gran frenata. Accidenti, perché i freni fischiano così?

Ci vogliono due possenti scampanellate, quattro scusi, cinque grazie e sei buonasera per attraversare un gruppo di signore anziane armate ciascuna della propria badante moldava, ucraina o rumena.

Al successivo semaforo mi trovo con tre ciclisti a contendere lo spazio di sosta accanto al marciapiedi sulla destra, in modo da appoggiare il piede senza sollevarmi dal sellino.

... non era mai capitato prima!

Non era mai capitato prima ... ed, in effetti, 10 anni fa siamo approdati qui per fuggire dalla città e Segrate era poco più di un dormitorio. Nessuno a piedi ed ancor meno in bicicletta. Un deserto ad alta densità abitativa.

Sarà che sono un trentino testone ma questo vuoto così comune nella grande Milano -tolta pizza Duomo, Brera e Navigli- e hinterland mi è sempre parso strano e anomalo.

Le persone stavano in casa ed uscivano in macchina, percorrendo il tratto di strada fino al lavoro o l'ipermercato, chiusi in scatole di metallo su ruote. Poi risalivano nella stessa e si spostavano fino al successivo luogo chiuso (chiesa, scuola, piscina o bar) senza mai incontrarsi. Così capitava che non ci si conosceva tra vicini di pianerottolo, di condominio e men che meno di quartiere. Sempre tesi, incazzati, in coda.

Tantovale restare a lavorare qualche ora di più, avranno ragionato in molti, che sono ore che tolgo alla TV o all'ipermercato e, magari, guadagno qualche altro soldino che serve per fare il vero milanese ed andare in giro con l'immancabile anda:
Lavoro, guadagno.
Pago, pretendo.

Non so se siano i copiosi interventi urbanistici, che oltre ad aumentare la popolazione hanno costruito parchi e piste ciclabili che prima non c'erano.
Non so se sia la crisi economia che ha fatto desistere tante mamme dal lavoro ed ha creato una mancanza di prospettive di carriera ai mariti.
Non so se sia un allentamento della paura -di terroristi musulmani o violentatori rumeni- che attenagliava il cuore di chiunque provasse a mettere il naso fuori casa senza le lamiere dell'automobile, o una combinazione delle tre cose, ma ... finalmente sembra di vivere in un luogo abitato ... Evviva!
~

lunedì, luglio 14, 2008

Felicità

10/07/08 17.30 - Sono sul bordo della piscina di un piccolo campeggio sull’Adriatico, in Abruzzo. Guardo mia figlia che gioca in acqua, i nostri vicini di casamobile, i figli dei vicini dell’anno scorso (che abbiamo ritrovato) e gli animatori.
Mentre, alternativamente, leggo il giornale e scrivo queste note sul quadernetto che oramai è sempre con me, un uomo mi saluta. Lo riconosco come il romanaccio con cui giocavamo a pallanuoto l’anno scorso.
Il PIL non cresce gli ordinativi alle industrie calano. Il petrolio veleggia verso i 150$ al barile. GM prima e la FIAT poi crollano in borsa e arrancano alla ricerca di un modo per dare valore ai loro azionisti, mi sento confidente che la marca italiana, che produce automobili poco assetate, si risolleverà prima del maggior produttore di enormi SUV statunitensi.
All’orizzonte le colline striate di coltivazioni e vigne di diversi colori, una casa diroccata ed alcuni pini marittimi un po’ bruciacchiati. Il panorama è attraversato dal ponte di legno ad arco che attraversa la piscina. La radio e gli schiamazzi dei bambini in piscina superano di poco il frinire delle cicale sull’albero che mi sovrasta.
L’economia ha, forse, raggiunto i confini del proprio impero. Non ci sono più nuove risorse da sfruttare per estrarre energia fossile o materie prime. Ombrelloni gialli e palme verdi. Parlo con mia moglie della necessità di rifondare l’immaginario partendo dai greci, da Prometeo e da Dioniso, per arrivare fino ai futuristi che hanno cavalcato il mito della velocità facendone una nuova forma di bellezza.
Siamo drogati di crescita. I nuovi ordini di piombo dalla Cina servono a costruire batterie per le biciclette a pedalata assistita che la vanno molto di moda. Il prezzo del piombo è raddoppiato da un anno all’altro perché l’estrazione corrente non è più sufficiente. Ci aspettiamo che ogni generazione la ricchezza aumenti, ma non c’è più petrolio, spazio per costruire strade o case, acqua potabile, rame o piombo. Vorremo poterci permette un bel viaggio ai tropici. Spiagge di sabbia bianca, pesci colorati e aragoste; per premiarci della corsa alla produttività in cui abbiamo gareggiato tutto l’inverno.
Alla radio, Lorenzo canta “A te”.
Gabriele mi porta il resto del ghiacciolo acquistato al chiringuito sul bordo della piscina; mi accorgo per la prima volta che sul retro delle monete da 20 centesimi c’è la statua di Umberto Boccioni che rappresenta il dinamismo della figura umana.

Veramente sarei più felice sdraiato su una spiaggia tropicale?

Cosa ci rende felici? Desideriamo veramente cose il cui possesso ci renderebbe più felici?
~

venerdì, luglio 04, 2008

Ivan il clandestino

Questa volta vi riporto senza commenti un trafiletto di la Repubblica.

Si chiamava Ivan Pyreu. Da tre anni faceva il muratore in nero a Brescia, ma non era mai riuscito ad ottenere il permesso di soggiorno. Clandestino obbligato, nel febbraio dello scorso anno lo avevano arrestato per violazione della Bossi-Fini.
Espulso non aveva lasciato l'Italia ed era finito in carcere. Ivan, 47 anni, di origine russa, non aveva mai avuto grane con la giustizia, lavorava e manteneva i figli in Moldavia.
L'altra sera festeggiava con gli amici il compleanno di una immigrata (regolare).
I carabinieri hanno bussato alla porta per un controllo. Lui ha prodotto documenti ingialliti, ha capito subito come sarebbe andata a finire e ha deciso di che non voleva finire dentro un'altra volta ed essere espatriato.

«Vado a spegnere la televisione», ha detto in perfetto italiano. Invece è andato alla finestra, tentando di aggrapparsi alla grondaia. Ma ha perso la presa, cadendo nel vuoto. Ivan Pyreu è morto sul colpo.

Venerdì 4 luglio 2008, BELPAESE di Alessandra Longo
~

mercoledì, luglio 02, 2008

Zingari

Anche se sono in ferie, non resisto e vi scrivo questo girasole.

Siamo in campeggio, in casa mobile. La casa mobile è una specie di roulottone con acqua corrente fredda e calda, cucina a gas, aria condizionata ed una grande veranda.
La mattina si và in spiaggia, il pomeriggio in piscina e la sera, dopo cena, si gioca e si balla con il servizio di animazione.
Ogni tanto, per spezzare la routine, prendiamo le biciclette e facciamo un giro esplorativo dei dintorni. Beh, la moglie è incinta e non può, ma solitamente è contenta se porto fuori i bambini dandole l'occasione per riposare un po'.
Abbandono volentieri il faticoso libro di Latouche sulla decrescita, inforco la bicicletta (mi viene da dire "il mio fedele destriero") e, visto che oggi vuole pedalare anche la piccola, mi appresto a cercare un percorso sufficientemente facile e pianeggiante.
Gaia, orgogliosissima, impiega il massimo sforzo e Gabriele la massima pazienza per sopportare le nostre lentezze e lungaggini. Attraversiamo la pineta (bruciata in gran parte da un incendio l'anno passato) e ci avviamo in direzione della Marina di Casalbordino, la spiaggia della gente di qui.
Il lido è una larga spiaggia costeggiata da un ampio lungomare e da una strada stretta su cui si affacciano bar e negozietti, per quanto abbastanza bentenuta, la Marina non riesce a sfuggire all'aspetto un po' sgarrupato che hanno molte località del sud.
In un piazzale riservato a parcheggio per i camper è accampata una piccola comunità di zingari. 5 piccole roulotte e tante persone, donne e bambini. Gli uomini e le macchine chissà dove sono.

Gaia, 4 anni, mi chiede ad alta voce «Papà, cosa ti sembrano?» Rispondo «sono zingari». «Si, ma cosa ti sembrano?» incalza lei.
«Beh», rispondo io, pensando alla nostra casa mobile, «gli zingari vivono come se fossero in campeggio tutto l'anno».
«Non in quel senso» risponde lei un po' stizzita.
Poi, come se dovesse spiegare una cosa ovvia: «sono poveri».

In ogni caso, quando siamo arrivati alla gelateria che era la nostra destinazione, ho chiuso la bicicletta meglio del solito; non senza un po' di vergogna.
~

domenica, giugno 22, 2008

Il vertiginoso aumento del costo della vita

Quello che segue è un piccolo episodio introspettivo sul rapporto tra consumatore godereccio e consumatore responsabile, sempre che quest'ultimo esista.

Dovete sapere che un rito della nostra famiglia sono le piadine del sabato. Le piadine del sabato, preparate da me con l'assistenza dei figli, sono una geniale invenzione di mia moglie. La cosa funziona così: mia moglie, per un pasto alla settimana, delega.

In frigo teniamo una scatoletta di strutto, la farina c'è sempre, come l'acqua ed il sale.
Sabato mattina accompagno i figli al parco e, al ritorno, ci fermiamo al supermercatino di quartiere dove acquistiamo squacquerone, prosciutto cotto, crudo e, a volte, del salame.

Ieri, nel negozio, infilo nel cestello due bottiglie di latte fresco, e mentre mi avvio verso il banco della gastronomia, vengo attratto dalle generose ceste del pane fresco.
In cima, in una essenziale confezione di carta bianca con finestrella trasparente, ci sono le focaccine. Rimesto un po' nella cesta ed estraggo una busta contenente tre focaccine miste, una alle olive, una liscia ed una con l'origano. Piccole, poco più che bocconcini.
Addocchio l'etichetta, poco meno di un euro. Vabbè, cosa sarà mai un acquisto d'impulso da un solo euro.

Al bancone della gastronomia prendo una confezione del mitico formaggio spalmabile romagnolo a circa 9€/Kg, due etti di cotto non eccelso a circa 12 €/Kg, un etto di San Daniele a poco più di 23€/Kg.
Mi ricordo di non aver prelevato al bancomat, ho pochi soldi e cerco di fare a mente il conto della spesa. Mi soffermo a guardare l'etichetta delle focaccine: 0,95€ per 97g cioè circa 10€/Kg. Accidenti!
Le focaccine costano più del salame e più di un discreto formaggio. Farina, acqua, un'ombra di sale ed una pennellata d'olio: 10€/Kg. C'è quasi più carta che farina. Ed uno spreco spaventoso di benzina per produrre la carta, impacchettare tre focaccine e trasportare il pacchettino da 97g fino al negozio. Mi sento in colpa. Rimetto il pacchettino da 1€ a posto ed esco tranquillamente dal negozio con i miei 15€ di spesa.
Mi sento un consumatore attento e responsabile.
~

lunedì, giugno 02, 2008

In piscina

Mia figlia ha quattro anni. E' una bellissima bambina bionda che porta i capelli lunghi, veste solo di rosa e conosce i trucchi e le leve della femminilità meglio di molte donne.
Da qualche tempo a questa parte, se deve andare in bagno, vuole essere portata nel bagno delle donne (la porta con la donnina).

Per una volta tocca a me portarla in piscina al posto della mamma. Appena arrivati, un po' in ritardo, la trascino nello spogliatoio degli uomini. Mi riprende subito «Papà, questo è lo spogliatoio degli uomini. Io sono una bambina!». Beh, mi guardo in giro, è pieno di bambini e, per ogni bambino, c'è una mamma ed, a volte, anche una nonna. Un ragazzo si riveste con calma, unico frequentatore non bambino e non mamma dello spogliatoio.

Prendo la bambina per mano, esco dallo spogliatoio maschile, infilo la bambina nello spogliatoio delle donne e la seguo. Nello spogliatoio femminile ci sono alcune mamme e nonne che cambiano le bambine ed una in costume. Praticamente nessuna differenza rispetto allo spogliatoio maschile.

Spoglio mia figlia, le faccio infilare il costume e, mentre litigo con l'incrocio delle spalline, vengo avvicinato da una ragazza in costume intero sportivo. Percepisco che si tratta di una maestra di nuoto, ha il seno grande e lo sguardo vaquo, mi spiega che non posso stare li.
La guardo perplesso, le faccio notare che è una bambina. Mi chiede se ritengo che portarla nello spogliatoio degli uomini sarebbe un problema.
Dichiaro che no, OVVIAMENTE non è un problema. Mi carico borsa, asciugamani, bimba e tutto il resto nelle braccia e mi avvio.

Mi accompagna fino allo spogliatoio degli uomini. Ipocrita fino in fondo, alla porta si ferma, ed entro solo con Gaia.

All'interno incontro la mia vicina di casa che sta spogliando i suoi figli.
Le racconto quanto mi è accaduto e ridiamo assieme; in fondo è lei nello spogliatoio degli uomini.

P.S. Questo weekend siamo stati in campeggio, fuori dal bagno femminile vi era un grande cartello che spiegava esplicitamente come fosse vietato l'accesso agli uomini, anche se con bambini. Il mio amico Daniele era contento. Solo i bagni femminili c'era il fasciatoio per cambiare il pannolone a sua figlia, così era costretto a mandarci la moglie.
~

venerdì, maggio 30, 2008

Bicicletta e felicità

Sono all'ospedale San Raffaele, ho passato mezz'ora tra ritirare i referti della risonanza magnetica al ginocchio e a fare le pratiche di accettazione per la visita specialistica.

L'ospedale è una immensa ed efficiente struttura privata che tanto per la risonanza quanto per la visita ortopedica mi ha proposto gli stessi tempi di attesa (una ventina di giorni in tutto) sia con la mutua che privatamente. Eccezionale.

Aspetto che l'infermiera mi chiami per la prima visita. Siamo veramente tanti.
Le infermiere corrono sbattendo i tacchi sul linoleum.
Attorno a me una umanità sofferente; chi si tiene un braccio, chi muove a fatica una gamba ingessata, chi si gratta la pelle sotto le fasciature.
C'è un clima di attesa al limite dell'impazienza, fragilmente soffocata dalla predominante fiducia.

Un signore anziano, molto anziano, esce dall'ambulatorio. Rivolgendosi alla figlia che l'aspettava, esclama quasi trionfante «posso ancora andare in bicicletta» si sofferma un secondo e aggiunge «ma piano». La figlia, di mezz'età, lancia all'infermiera uno sguardo deciso. L'infermiera scuote la testa in segno di doloroso diniego. La figlia traduce al padre «no. non puoi andare in bicicletta».
Che tristezza negli occhi dell'anziano. Cerca di nascondere i lucciconi con un sorriso, quasi volesse dire «dovevo provarci».
La ragazza seduta accanto a me, 25 anni o poco più ha bellissimi occhi verdi contornati da capelli corvini corti e lentiggini scure sugli zigomi «sembra un bambino» mi dice.
La guardo una seconda volta, gli occhi sono lucidi come, forse, i miei; sembra proprio un bambino.
~

venerdì, maggio 23, 2008

Inno d'Italia

Immagino che a tutti sia capitato di ascoltare l'inno di Mameli e domandarsi cosa volesse dire, quale recondito significato si nascondesse dietro quella curiosa accozzaglia di parole.

Gaia è una bambina assai intonata e le piace canticchiare ogni cosa.
Con l'innocenza che solo i suoi quattro anni possono regalare, sostituisce le parole che non capisce con qualsiasi cosa che abbia una, anche lontana, assonanza.
Le sue interpretazioni delle canzoni in inglese o, semplicemente delle canzoni di cui non ricorda il testo, sono bellissime e ossessive ripetizioni di parole senza legame alcuno che suonano perfettamente nel contesto musicale.
Qualche giorno fa, canticchiando dietro alla mamma ci ha regalato questa splendida:

Fratelli d'Italia
L'Italia tedesca
la la la
la la la la
...

Non male, per celebrare l'italica indipendenza.

~

martedì, maggio 20, 2008

La fonte dei Manig

Quando ero piccolo c'era una fonte che zampillava sempre.

Ci si poteva bere, rinfrescare il viso, giocare con le barchette di carta, pescare l'acqua con un secchio per lavare il piazzale ed, ogni tanto, ci bevevano gli animali.

la fonte dei Manig

L'estate, sulla superfice ci camminavano leggeri dei ragni d'acqua ed anche qualche zanzara.

Il cane, che forse si chiamava Nanà come quello di ora, beveva dallo scolo dietro alla vasca che spariva in un pozzetto e poi chissà dove, per finire nel Natisone.

Adesso è una anziana fioriera.
~

venerdì, maggio 16, 2008

se in Canada incontri un'estetista


Manuela ha scritto, nel suo blog, un bellissimo girasole (nella definizione che adottiamo in questo blog, il girasole è un piccolo evento, un po' intimo, un incontro che merita di essere raccontato) in cui racconta di una ordinaria quanto straordinaria estetista.
~

venerdì, aprile 25, 2008

Pedomobile

Estate 2007.
Macchina con gambe e piedi.

Girasoli

I girasoli metropolitani sono piccoli episodi che lasciano una traccia.
Come un raggio di sole si affacciano per un attimo sulla nostra vita mentre camminiamo per strada e ci ricordano che esitono anche gli altri.
Non solo i nostri familiari, colleghi o amici, comunque omologhi, ma anche gli altri.

venerdì, aprile 18, 2008

Farmacia notturna

E per la seconda volta in pochi giorni, cerco una farmacia.

Qualche giorno fa mia figlia non voleva dormire. Piangeva, si lamentava, piangiucchiava e tartagliava cose incomprensibili.

Dopo mezz'oretta di tentativi riusciamo a capire. Mal d'orecchi. Compatibile con la nuotata in piscina del pomeriggio.

Cerco una medicina adatta ... trovata.

Argh, finita!

Piange.

Mi armo di chiavi, portafogli, patente, giubbino ed esco, quasi di corsa.

In macchina mi avvio verso la farmacia di quartiere, trovo il cartello delle farmacie di turno e mi appresto a cercare la farmacia in servizio questa notte.

La farmacia di turno si trova a Pioltello. Si tratta di un paesone nell'hinterland milanese che negli anni '60 e '70 ha offerto casa ad un gran numero di immigrati dal sud Italia; tanto che ancora adesso, in centro si sentono donne che parlano alla finestra da un palazzo con pesante accento meriodionale.

Negli anni 2000, il quartiere nuovo, detto Satellite, diventa residenza di stranieri di ogni etnia, soprattutto operai e poveri. Misteriosamente, nel quartiere Satellite si trovano ben tre farmacie a poche centinaia di metri una dall'altra; una sempre aperta.

Ed ecco che, accidenti, sono vicino alla farmacia ma non riconosco l'incrocio. Mi fermo, riparto, rallento, riparto, accosto, accendo le quattro frecce, leggo il nome della via. La sera è veramente stupenda, luminosa e leggermente umida grazie all'asfalto bagnato dalla pioggia del pomeriggio. Percepisco una macchina alle mie spalle, rallenta, abbassa i fari, si ferma, riparte con me. Mi segue?

Arrivo di fronte alla farmacia che ricordavo, chiusa. Mi sporgo dal finestrino. Mi raggiunge la macchina che seguiva, si ferma, un tizio scende, si agita, strepita.

Non scendo dalla macchina, tengo le mani sul volante ed il motore acceso. Il finestrino è abbassato, guardo il tizio, mingherlino, sembra avere tra i 20 ed i 30 anni, con una faccia troppo vecchia e magra, direi albanese. Parla un italiano un po' stentato, agita le braccia, urla: -Ma SAI GUIDARE? cosa hai fatto, tu?- strilla, ed ancora -come guidi? sei matto? ... MI CAPISCI? ... sai guidare?-

Non scendo dalla macchina, dal finestrino tutto abbassato gli chiedo -Scusa ... sai dove è la farmacia?-. E lui -Sai guidare?- un po' affievolito ... lo guardo ... -Scusa- dico io, -... sai dov'è la farmacia?-.

Lui urla ancora un poco, a gambe larghe, quasi facesse ginnastica, alza le braccia -è qui non vedi?-. -ma è chiusa, sai dove è quella aperta, per favore?- dico io. -stai male?- mi domanda. -no ... è per mia figlia- rispondo, brontola ... mugugna ... -E' di là, ti accompagno io!- sale in macchina e mi rendo conto che sale dal lato del passeggero.

Ripartiamo. Due isolati più in là rallenta, capisco e lo supero. Il guidatore abbassa il finestrino e scopro che è una ragazza, giovane, carnagione chiarissima e capelli scuri, probabilmente italiana, sorride e mi saluta con un bellissimo -ciao- lampeggiando con occhi neri.

Accosto poco avanti, scendo e mi avvicino alla farmacia, sembra un bunker, come nei film americani. Vetro blindato semitrasparente, microfono e sportellino magico per ricevere il denaro e consegnare la medicina.

Volo a casa e trovo la bimba addormentata.

Quella notte ho sognato l'onda leghista. Mi sono svegliato con i brividi freddi, ma non ho capito. Poche settimane dopo ci saranno le elezioni; quelle che abbiamo appena vissuto.

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giovedì, aprile 03, 2008

100 milioni di metri

Oggi la mia macchina festeggia i 100 mila Km, con 9 anni di vita, e la bella notizia è che non desidero affatto cambiarla.

Inoltre, la circonferenza della terra è di 12.756 km per cui la mia automobile ha percorso quasi 8 volte tutto l'equatore senza mai spostarsi dal nord Italia.

E' incredibile pensare quante cose avrei potuto vedere e vivere viaggiando in macchina, in confronto a quante poche ne ho viste e vissute.
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lunedì, marzo 24, 2008

Il motociclista

Ieri sono andato in farmacia ad acquistare un medicinale per mia moglie. Il cielo era cupo, il traffico normalmente caotico ed io mi sentivo leggero quasi fossi già in ferie, beh ... ero in ferie.

Parcheggio nel controviale di una strada urbana ad alto scorrimento con due corsie per senso di marcia, di quelle che si trovano solo nelle immediate vicinanze di una grande città, come Milano o Roma.

Lungo la strada c'è una pensilina per la sosta degli autobus.

Un signore su una grossa moto sportiva, grasso e basso, vestito di tutto punto da motociclista, con tuta di pelle e giubbone pieno di cuciture, bottoni e cerniere è fermo a cavalcioni della moto in prossimità della pensilina.

Senza casco, che tiene sottobraccio, parla forte al cellulare per superare il rumore del traffico <<NO, TU devi darmi retta! ... No, no, e no, TU ASCOLTAMI.>>

Temo che che chiuda la farmacia e mi affretto ai miei doveri.

La farmacista è simpatica, incredibile ma vero mi propone spontaneamente il farmaco generico, accetto con un sorriso. Non solo, mi ricorda che il medicinale è prescrivibile e si offre di rimborsarmelo se torno con la ricetta e la custodia.

Quando esco il motociclista è ancora lì, parla e urla. Deve essere piuttosto scomodo, sostenendo la pesante moto con una gamba. La moto è nuova, il motociclista ha i capelli scuri screziati di grigio, <<NO MAMMA, no, TU mi farai morire ... anch'io devo vivere>>. Mamma?

~

Mi sento fortunato