venerdì, agosto 15, 2008

Metti una sera a piedi per Milano

Qualche sera fa sono andato con Massimiliano ad un aperitivo con festa di compleanno. Eravamo in un bel locale in Città Studi, nella zona est della città, una di quelle zone che le agenzie immobiliari vendono come semicentrali, se mai il temine significasse qualcosa.
La compagnia era buona e interessante e la festeggiata affascinante come solo una quarantenne single riesce ad essere.

Alle 23 siamo usciti a fare due passi, un po' per smaltire gli alcolici ed un po' per avere l'occasione per due chiacchiere.

Per strada diverse macchine. Nessuno che cammina sul marciapiede. Svoltiamo l'angolo e incontriamo 4 sudamericani che, con aria virile, stazionano vicino ad un portone. Due sono appoggiati con la schiena alla parete, uno seduto sul primo scalino ed uno parla animatamente.

Fotografia tratta dal sito di Bolla

Un incrocio più avanti, di fronte ad un benzinaio, due scosciatissime prostitute contrattavano con un cliente in macchina.

Alcuni magrebini ridono e fanno gli scemi davanti ad un phone center.

Giriamo un altro angolo e ci troviamo nel nulla. E' mezzanotte di una splendida notte di inizio agosto. Qualche macchina passa in strada. Nulla. Soli.
Le persiane delle case sono abbassate. Un po' d'aria fa vibrare le fronde di alcuni alberi spettrali. Una macchina fa sollevare una cartaccia che svolazza per qualche secondo.
I lampioni sono accesi ma le ombre sembrano ancora più buie. E se i quattro di prima ci avessero seguiti?

La paura è una brutta bestia, è irrazionale e non si controlla, non ragiona; a meno che non se ne parli.

La domanda da porsi è «di cosa abbiamo paura»?
Perché se fossimo in una affollata strada centrale di una località di villeggiatura avremmo meno paura? Ci sono meno immigrati? Direi di no. Meno prostitute? A Rimini, che io sappia, è pieno.
E se non ci fossero stati né gli uni né gli altri, ci saremmo sentiti più sicuri? Nel riminese, la criminalità predatoria è (in percento alla popolazione) molto ridotta rispetto alla criminalità milanese?

Le statistiche, al solito, ci dicono che negli ultimi 20 anni i reati in Italia non hanno fatto altro che diminuire e che siamo arrivati a livelli di sicurezza molto maggiori, per esempio, rispetto ad Austria, Francia o Inghilterra. E allora? Perché abbiamo paura?

Allora, passiamo troppo tempo a guardare la TV e ad impressionarci per l'ennesimo caso di efferata cronaca ripetuto come un tamburo per giorni e settimane.

Allora, vediamo persone straniere nelle nostre città, le guardiamo ma non le capiamo.

Allora, abbiamo rimosso la nostra povertà di quando eravamo bimbi e guardiamo i poveri e ne siamo spaventati.

Allora, abbiamo abbandonato le nostre città. Ci siamo chiusi in casa e ci muoviamo chiusi in scatole di metallo. Le città, con poche eccezioni, sono deserte ed invase dalle automobili parcheggiate ovunque. Per uscire la sera ci si muove in macchina da un locale all'altro. Per andare a far compere ci si muove in macchina fino al centro commerciale. Per andare al cinema si prende la macchina fino al multiplex preferito.

La città è deserta.

Gli unici che vivono la città sono gli immigrati. Sono poveri e non si possono permettere le nostre pizzerie da 7€ per una margherita. Vengono da posti in cui c'è la fame ma la gente vive i luoghi in cui abita. Non hanno televisori da 400 canali e, comunque, abitano in 10 in un piccola appartamento. Non passano sicuramente la notte davanti al computer.
Se devono passare del tempo, fanno un giro, salutano gli amici, gustano un cono gelato chiacchierando sul marciapiedi.

Forse proprio per questo ci infastidiscono, perché usano una città che consideriamo ancora esclusivamente nostra pur avendola abbandonata.

Trent'anni fa eravamo esattamente come loro, forse eravamo più felici di adesso, ma non ce lo ricordiamo.

Siamo noi che abbiamo abbandonato le nostre città, e le città fantasma fanno paura!
~

Mi sento fortunato