sabato, settembre 04, 2010

il Papilio Macaone

Una decina di giorni fa ero a casa da solo. La famiglia in vacanza al lago ed io a tornare tutte le sere dal lavoro in una casa vuota, tranquilla e vagamente triste.

Già, la solita routine: correre a casa, spalancare porte e finestre, accendere la musica. Controllare il nostro piccolissimo orto, innaffiare, togliere le erbacce in eccesso e raccogliere i frutti della terra da cucinare e consumare in solitudine la sera stessa.

La cosa fastidiosa è che cucinare, apparecchiare, pulire la cucina e lavare i piatti impegnano quasi la stessa quantità di tempo per uno come per più persone, ma con molta meno soddisfazione nel primo caso.

Raccolgo i succosi (ma poco pigmentati) pomodori, uno splendido peperoncino dinamitardo, un po' di radicchio e ... e vedo 5 mostruosi bruchi sui miei finocchi. Il mio senso paterno (tendo ad estendere la mia paternità anche a quel poco che coltivo) lampeggia di rosso e giallo per indicare la massima allerta.

Mi domando quale sia il modo meno cruento per sopprimerli e li osservo mente, attivamente, si ingozzano delle foglie dei miei 5 finocchi.
Quanti saranno? Noto con gioia che non se ne vedono altri. Niente tra le insalate, niente sotto i friggitelli e niente sulle grasse foglie delle coste.


A guardarli bene, questi bruchi sono proprio belli. Di un verde cristallino, rigato zebrato di nero e decorato con due righe di puntini gialli e arancioni che delimitano la schiena. Belli proprio.

Mi intenerisco e, tenacemente deciso a salvare i finocchi, raccolgo da ciascuna pianta il rametto cui è avvinghiato il mostro, e li ficco tutti assieme in un barattolo di vetro.
Mi trovo ad osservarli per altri 10 minuti. Finché, finalmente risoluto, decido di portarli in un giardino pubblico li vicino ed abbandonarli sotto un cespuglio qualsiasi (condannandoli, scoprirò poi, a morte certa).

In giorno dopo racconto l'accadimento ad un erudito collega che, in tutta risposta, mi manda un link alla pagina di wikipedia dedicata al Papilio Machaon ed una serie di altri link.

Il Papilio Macaone, apprendo, è una delle più belle farfalle che si possono trovare in Italia. Il bruco si nutre solo di ombrellifere ed in particolare di carote e finocchio.

Il bruco, inoltre, non abbandona la pianta ospite (che non distrugge) su cui si aggrappa per diventare crisalide ed, infine, uscirne farfalla.

Ed io che li ho abbandonati in un prato dove non troveranno neppure l'ombra di una carota.

Appena tornato a casa, riprendo il barattolone di vetro e vado a cercare i bruchi. Mi ricordo che uno l'avevo lasciato appena fuori casa e, contento, lo riporto a casa.

Setaccio Internet finché non trovo (sul sito di una scuola) le istruzioni per allevare il Papilio.
In pratica metto un bel rametto di finocchio nel barattolo in cui è chiuso il bruco e lo chiudo un un foglio di plastica abbondantemente bucherellato (tanto non fugge dalla sua pianta ospite).

Quando, quattro giorni dopo torna tutta la truppa, mostro e spiego, raccogliendo entusiasmo dai bambini come dalla moglie.

La crisalide
Due giorni dopo il bruco si aggancia con due filamenti e diviene immobile. Tre giorni dopo è una perfetta crisalide verde opaco.



La farfalla
E questa sera ... eccolo!
Domani la libero e spero che lasci un po' di prole nel mio orto.












p.s. Le due immagini di bruco e crisalide sono prese da Internet mentre tutte le altre sono mie.
~

Mi sento fortunato