mercoledì, agosto 11, 2010
La reggia dei girasoli
Eccomi!
Cosa ho fatto negli ultimi mesi in cui sono sparito dalla blogsfera dopo due anni di assidua militanza?
Sono stato travolto dalla vita.
L'anno scorso ci siamo impegnati a comprare una nuova casa senza aver venduto la nostra e, nel pieno di una crisi economica che ha colpito duramente il settore immobiliare, abbiamo faticato diciassette camicie per venirne a capo.
Abbiamo avuto la brutta ventura di incontrare professionisti avidi oltre che poco capaci, per cui abbiamo dovuto compensare con il nostro impegno in prima persona (ma questo potrebbe essere il tema di un post a parte). Alla fine siamo riusciti ad inanellare le cose in modo che tutto funzionasse … a costo di correre come matti l'ultimo mese per organizzare notaio, banca, ristrutturazione e trasloco. E documenti, e tasse e certificazioni. Tutto da soli, consumando ferie e fegato e sforzandoci costantemente per non far mancare ne' affetto ne' attenzioni ai nostri figli ed ai posti di lavoro da cui traiamo il reddito che ci consente tutto questo.
Finalmente il 15 di aprile 2010 siamo entrati nella nuova reggia dei girasoli. Con i muratori che ancora spaccavano e costruivano, spostando i calcinacci la sera per andare a letto e facendo colazione appoggiati su trabattelli di fortuna.
Abbiamo passato notti a pulire, smontare, rimontare mobili. Abbiamo prima riempito e poi svuotato quasi 200 scatoloni (beh, qualcuno è ancora per casa).
Abbiamo spremuto ogni risorsa economica disponibile per piastrelle, pavimenti, impianti elettrici, di riscaldamento e di condizionamento. Abbiamo trattato con fornitori ed impresa. Abbiamo comprato lampadari (rigorosamente dotati di lampadine a risparmio) che poi ho installato uno ad uno.
Ho fatto talmente tanti viaggi in discarica che ho quasi stretto amicizia con alcuni degli operai che la gestiscono.
E dopo tutto, … abbiamo scoperto che passare dall'appartamento alla casetta a schiera significa che c'è anche un fuori. Un fuori da usare e da curare. Un fuori da riparare, verniciare, coltivare. Ed eccomi che la sera, dopo aver sistemato la figliolanza, mi trovo a picconare, vangare e zappare.
Lo ammetto, mi sono appassionato dell'orto. Come un pensionato ho passato gli ultimi tre mesi a studiare e sperimentare la vita. Come Frankenstein, mi stupisco ancora a vedere la vita che esplode rigogliosa dalle attenzioni che mettiamo nel nostro infimo fazzoletto di terra.
Ho scoperto piante che non sapevo che esistessero. Ho scoperto la concimazione, le stagioni, la potatura, l'irrigazione, la semina la frustrazione per ciò che non sboccia e la raccolta dei frutti che generosamente la natura offre.
Ho scoperto i peperoni friggitelli, la favolosa crescita dei pomodori, le diverse varietà del peperoncino, le coste, la terribile resistenza del radicchio e l'assalto delle lumache alle insalate.
Insomma, lavorando entrambi, crescendo tre figli (di cui una tamagotchi di 20 mesi) abbiamo combattuto con una lista inesauribile di cose “fisiche” da fare; fino a che non è rimasto neppure uno scampolo di tempo per il mondo virtuale che abita nella grande rete (e nelle menti e nei cuori di chi la frequenta).
Questa sera sono solo. Come nella migliore tradizione la famiglia è in vacanza al lago ed io, dopo aver mangiato, mi trovo in compagnia di un mezzo bicchiere di ambrato ramandolo e scrivo queste righe per dimostrare a me stesso che ne sono ancora capace.
~