
E per la seconda  volta in pochi giorni, cerco una farmacia. 
Qualche giorno fa  mia figlia non voleva dormire. Piangeva, si lamentava, piangiucchiava e  tartagliava cose incomprensibili.
 Dopo mezz'oretta di  tentativi riusciamo a capire. Mal d'orecchi. Compatibile con la nuotata in  piscina del pomeriggio.
 Cerco una medicina  adatta ... trovata.
 Argh,  finita!
 Piange.
 Mi armo di chiavi,  portafogli, patente, giubbino ed esco, quasi di corsa. 
 In macchina mi avvio  verso la farmacia di quartiere, trovo il cartello delle farmacie di turno e mi  appresto a cercare la farmacia in servizio questa notte.
 La farmacia di turno  si trova a Pioltello. Si tratta di un paesone nell'hinterland milanese  che negli anni '60 e '70 ha offerto casa ad un gran numero di immigrati dal sud  Italia; tanto che ancora adesso, in centro si sentono donne che parlano alla  finestra da un palazzo con pesante accento meriodionale.
 
Negli anni 2000, il  quartiere nuovo, detto Satellite, diventa residenza di stranieri di ogni etnia,  soprattutto operai e poveri. Misteriosamente, nel quartiere Satellite si trovano  ben tre farmacie a poche centinaia di metri una dall'altra; una sempre  aperta.
 Ed ecco che,  accidenti, sono vicino alla farmacia ma non riconosco l'incrocio. Mi fermo,  riparto, rallento, riparto, accosto, accendo le quattro frecce, leggo il nome  della via. La sera è veramente stupenda, luminosa e leggermente umida grazie  all'asfalto bagnato dalla pioggia del pomeriggio. Percepisco una macchina alle  mie spalle, rallenta, abbassa i fari, si ferma, riparte con me. Mi  segue?
 Arrivo  di fronte alla farmacia che ricordavo, chiusa. Mi sporgo dal finestrino. Mi  raggiunge la macchina che seguiva, si ferma, un tizio scende, si agita,  strepita.
 Non scendo dalla  macchina, tengo le mani sul volante ed il motore acceso. Il finestrino è  abbassato, guardo il tizio, mingherlino, sembra avere tra i 20 ed i 30 anni, con  una faccia troppo vecchia e magra, direi albanese. Parla un italiano un po'  stentato, agita le braccia, urla: -Ma SAI GUIDARE? cosa hai fatto, tu?- strilla, ed ancora -come guidi? sei matto? ... MI CAPISCI? ... sai guidare?-
 Non scendo dalla  macchina, dal finestrino tutto abbassato gli chiedo -Scusa ... sai dove è  la farmacia?-. E lui -Sai guidare?- un po' affievolito ...  lo guardo ... -Scusa- dico io, -... sai dov'è la  farmacia?-.
Lui urla ancora un poco, a gambe larghe, quasi facesse  ginnastica, alza le braccia -è qui non vedi?-. -ma è  chiusa, sai dove è quella aperta, per favore?- dico io. -stai  male?- mi domanda. -no ... è per mia figlia- rispondo,  brontola ... mugugna ... -E' di là, ti accompagno io!- sale in  macchina e mi rendo conto che sale dal lato del passeggero.
 
 Ripartiamo. Due  isolati più in là rallenta, capisco e lo supero. Il guidatore abbassa il  finestrino e scopro che è una ragazza, giovane, carnagione chiarissima e capelli  scuri, probabilmente italiana, sorride e mi saluta con un bellissimo -ciao- lampeggiando con occhi neri.
 Accosto poco avanti,  scendo e mi avvicino alla farmacia, sembra un bunker, come nei film americani.  Vetro blindato semitrasparente, microfono e sportellino magico per ricevere il  denaro e consegnare la medicina.
   Volo a casa e trovo  la bimba addormentata.
Quella notte ho  sognato l'onda leghista. Mi sono svegliato con i brividi freddi, ma non ho  capito. Poche settimane dopo ci saranno le elezioni; quelle che abbiamo appena  vissuto.
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